Articolo apparso su I Nostri Cani Ottobre 2003


Il Levriero della Sabbia
Roberto Forsoni

 

L’origine del Saluki si perde nella notte dei tempi. Molte fonti storiche ci fanno supporre che la razza era presente già circa 5.000 anni fa. Uno dei più famosi reperti è la tomba di Tutankhamen, all’interno della quale, sudi una parete, è raffigurato il faraone in battaglia accompagnato da due Saluki bianchi.
Il nome Saluki è una trasposizione inglese del termine arabo saluqi. Ricerche linguistiche associano questo termine a diversi luoghi arabi. Un’antica città nell’Arabia meridionale si chiamava Saluk; in Armenia esisteva la città di Saluq ed altre due città arabe portavano il nome di Saluqiyah, ma l’ultima e più accreditata ipotesi è che il termine derivi da Seleucia, una città a sud di Baghdad fondata nel 312 a.C., che fu la capitale dell’impero dei Seleucidi, sopravvissuta fino al 65 d.C.
Risalendo così a ritroso nel tempo si possono avanzare dei dubbi sull’esattezza delle ipotesi e sulla precisione delle date, tuttavia, l’unica certezza che abbiamo è che il Saluki è una razza molto antica.

Quell’animale aggraziato e dalla formidabile resistenza che vediamo nei nostri ring di esposizione ci è stato consegnato perfetto dai beduini del deserto, e nostro compito è mantenere questa razza senza assoggettarla ad inutili vezzi moderni. Il Saluki era l’unico cane a cui era permesso di entrare nela tenda dei beduini; ricordiamo che per la loro fede, i cani sono tutti impuri e mal considerati, ma il Saluki non era considerato proprio un cane.

A pelo corto o frangiato, il Saluki era, ed è, un perfetto cacciatore a vista che provvedeva dapprima alla sussistenza dell’uomo e poi al suo divertimento. Fondamentale è la sua forma fisica; ad un’apparenza di grazia, simmetria ed eleganza è associata una grande forza, resistenza ed abilità ad uccidere la preda che poteva essere la gazzella del deserto, la lepre o la volpe. Spesso la caccia veniva praticata in combinazione con il falco.

Succede spesso che ci si avvicini al Saluki dopo aver avuto altri cani, molto più difficile invece passare ad altre razze avendone avuto uno. Il Saluki non si incontra per caso tanto è raro, ma se ne hai uno, il suo carattere dolce e primitivo, leale e discreto, non può lasciare indifferenti. E’ adatto all’esteta che ama il bello e a chi apprezza un animale con un carattere proprio e non servile; non è adatto a chi deve sublimare le proprie insicurezze con un cane dall’aspetto aggressivo e imponente.

Oggi il Saluki è ben allevato nel mondo occidentale e molto meno nei paesi di origine, i quali stanno vivendo un’involuzione al riguardo. I beduini che stanno cambiando stile di vita, il divieto di caccia che si va diffondendo e le numerose guerre stanno determinando una povertà quantitativa e qualitativa. Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Nord Europa e Australia annoverano oggi i migliori soggetti.


In Italia nascono mediamente dai 25 ai 50 soggetti l’anno, pertanto possiamo dire che è una razza rara. Sebbene non esista appunto una particolare tradizione allevatoriale, la qualità media è abbastanza buona.
Una delle caratteristiche più affascinanti è la varietà di tipo permessa dallo standard. Questa varietà è spiegabile dalla vastità e diversità di territorio da cui ha origine (Medio Oriente/Antica Persia), si va infatti dal deserto più fine della penisola del Sinai alle montagne rocciose della Siria. Possiamo avere Saluki più o meno alti sulle zampe e leggeri, ma tutti debbono rispettare i criteri fondamentali dello standard che possono essere riassunti in due parole: ARMONIA e MODERAZIONE.


Indicativo di questa diversità da rispettare ed apprezzare è la differenza di taglia consentita; i maschi possono essere alti da 58 a 71 cm e le femmine proporzionalmente più piccole; questo, unito alla molteplicità dei colori ammessi (tutti tranne il tigrato, o brindle) e alla varietà a pelo corto, danno vita ad una razza davvero unica e stimolante.
Purtroppo questa diversità rischia di scomparire; la varietà a pelo corto è poco diffusa, i colori più rari si vanno perdendo e soprattutto è pressochè impossibile trovare soggetti, soprattutto maschi, che siano alti meno di 65 cm. Un ruolo fondamentale in questa partita lo hanno i giudici che invece di penalizzare dovrebbero apprezzare ed ncoraggiare Saluki più piccoli o di raro colore e magari non scambiare un Saluki a pelo corto con uno Sloughi.